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05 Ottobre 2012 – Salvatore Barrocu ha presentato il suo libro …”IL RINNEGATO”

Questa sera alle 18,30, con il patrocinio della libreria Koinè di Porto Torres, presso il Museo del Mare, è stato presentato il libro di Salvatore Barrocu    “IL RINNEGATO”.

Salvatore Barrocu e Benedetto Sechi

Per Una imprevista indisponibilità di Rosario Musumeci il romanzo a sfondo storico è stato magistralmente introdotto da Benedetto Sechi, Grande Amico dell’Autore.

Benedetto Sechi ha accettato ben volentieri di sostituire Musumeci, sopratutto dopo aver letto il romanzo che ha definito molto intrigante e affascinante alla luce del fatto che è stato scritto utilizzando l’incrocio di dati storici emersi da lunghe e laboriose ricerche che Salvatore Barrocu ha svolto in diversi Archivi Storici del Continente  con speciale riferimento alla Biblioteca Reale di Torino.

L’interesse di Benedetto Sechi per questo romanzo è stato amplificato dal fatto che esso tratta un pezzo pressochè sconosciuto della lunga storia dell’Isola dell’Asinara nota, ai più, solo per essere stata Isola Carcere.

Con grande rammarico l’Autore ha sottolineato che purtroppo se si vuole conoscere e studiare qualcosa della Storia della Sardegna bisogna recarsi fuori da essa.

Molti dati si trovano nelle varie biblioteche e archivi nazionali del Continente ma altri sono addirittura all’estero, specialmente in Spagna e Francia.

In Sardegna sono rimasti solo testi che, nella maggior parte dei casi, sono pressochè insignificanti in quanto, in genere, fanno riferimento, non a fatti e cronache ma, a meri dati contabili e/o a elenchi patrimoniali.

Durante la ricerca negli archivi sono emerse anche tante altre notizie, pressoché sconosciute, sulla storia della Sardegna, delle quali forse Barracu scriverà in un suo prossimo libro.

Interessante è stato il dibattito con i presenti dove l’autore ha sempre risposto con precisione alle numerose domande che gli sono state fatte e dal quale è emerso che a Porto Torres è ancora vivo il ricordo di Matteo perchè tramandato, di padre in figlio, attraverso una tradizione orale.

Tuttavia, non avendo avuto fin’ora la possibilità di conoscere dei riscontri storici, sono ancora in molti a credere che la storia del bambino rapito all’Asinara dal Barbarossa non fosse altro che una leggenda.

“IL RINNEGATO” (Davide Zedda Editore) narra appunto la storia vera di Matteo, un bambino Sardo che nel ‘500 viene rapito dai mori di Khayr al-Dīn (Mitilene 1466 circa   Istambul 1546), il potente Ammiraglio della Flotta Ottomana, a noi più noto come il Pirata Barbarossa, mentre pascolava le pecore nell’Isola dell’Asinara.

Questo bambino, bello, fiero e coraggioso, diventerà tanto simpatico al Barbarossa che. non avendo figli propri. lo adotterà e lo farà istuire dai massimi maestri della Cultura  Araba dell’epoca.

Matteo in seguito diventerà Hassan Aga (o Agha che significa “Ufficiale”) un personaggio molto importante nel mondo Arabo che arriverà a ricoprire la carica di reggente dell’Impero Ottomano.

La sfortuna più grande che ti sarebbe potuta capitare, nascendo nel 1500, era quella di essere preso dai “Turchi”. Così, nonostante l’oppressione ottusa e spietata in cui vivevano i Sardi sotto il nuovo dominio Catalano, il rapimento di Matteo, bambino vivace e ribelle, sarebbe potuta sembrare una grande disgrazia.

Invece, come per molti altri, la mano del nuovo padrone si mostra molto più benevola di quella di chi, illudendoti di essere libero, ti costringe alla fame e a un’umiliante servitù (cosa che si ripete ancora oggi).

Matteo ebbe l’opportunità di riscattare la sua dignità, l’unica forse che gli potesse essere offerta, e venne accettata.

Le capacità del “Rinnegato“, le opportunità che Solimano il Magnifico (Trebisonda 06/11/1494 † Szigetvàr  06/09/1566)  dava ai migliori tra i suoi sudditi, e la protezione del padre adottivo,  lo faranno diventare prima di tutto un uomo, poi il Signore del Mare e di un Regno esteso e potente.

Tanto potente da piegare persino il grande Carlo V di Spagna.

Dalla seconda metà del ‘500 fino alla prima del ‘700, un numero considerevole di cristiani si convertì, più o meno spontaneamente, alla religione islamica dando vita al fenomeno dei “Rinnegati”.

Queste persone lasciavano il loro mondo, portando con sé spesso la loro abilità artigiana, militare e le conoscenze dell’occidente, per passare al nemico per definizione, il Turco, e vivere secondo le regole della società islamica del tempo.

Il fenomeno è valutato nell’ordine delle centinaia di migliaia di individui.

Ad Algeri alla fine del ‘500 vi erano 6000 Rinnegati, e ben 10.000 cinquant’anni dopo.

A Tunisi nello stesso periodo si contavano tra i Rinnegati 4.000 uomini e 7.000 donne. Se un gran numero di loro erano schiavi che con la conversione attuavano una scelta sicura per migliorare il loro status e raggiungere la libertà, molti altri ancora passavano spontaneamente all’Islam, perché vi vedevano la speranza di una vita meno stentata e persino più libera.

Infatti il flusso maggiore di cristiani verso l’oriente è sempre  coinciso con i periodi di crisi economica e di persecuzione religiosa dopo la Controriforma.

La società islamica non riconosceva, inoltre all’epoca, l’aristocrazia per nascita, dunque era caratterizzata da maggiore mobilità sociale che permetteva ai migliori di emergere.

La storia di Matteo è molto simile a quella di un’altro Beylerbey (che significa Emiro degli Emiri), rapito anch’egli molto giovane in Sardegna e portato ad AlgeriRamadan Pascià, alcune fonti riportano varie altre grafie del nome come Rabadan Pacha, Ramadan Baja, Cayto Ramadan Pascià, Ramadan Sardo.

Hassan Aga ricroprì la carica di Beylerbey fra il 1534 e il 1543  mentre  Ramadan Pascià dal 1574 al 1577.

Ma questa è un’altra storia ………..