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07 Gennaio 2012 – Pierluigi Montalbano presenta il suo ultimo libro “ANTICHI POPOLI DEL MEDITERRANEO”
Questa sera alle 17.30, con il patrocinio della libreria Koinè di Porto Torres e dell’Associazione Sviluppo e Rinascita, vi è stata la presentazione dell’ultimo libro di Pierluigi Montalbano
“ANTICHI POPOLI DEL MEDITERRANEO”.
Presso la libreria Koinè, in C.so Vittorio Emanuele 25 il Professore Cagliaritano Pierluigi Montalbano, autore del libro “Antichi Popoli del Mediterraneo“, pubblicato da Capone Editore a Novembre 2011, ci ha esposto nel suo studio un’interessante panoramica delle civiltà che sin dal Neolitico si affacciavano sul mare Mediterraneo.
Il mare, fin dall’alba dei tempi, rappresenta una risorsa vitale per l’umanità. Le più floride civiltà si svilupparono in prossimità dei porti naturali dove si potevano agevolmente riparare dal maltempo le imbarcazioni e laddove le risorse ittiche ampliavano la scelta dei prodotti commestibili e le foci dei grandi fiumi regalavano acqua dolce, terreni fertili e possibilità di trasporto su zattere.
Tra i vari focus su cui si concentra l’opera, uno molto significativo é la scomparsa della civiltà Minoica, senza rivali nelle attività marinare, e che scomparve probabilmente ad opera di una catastrofe naturale.
La parte più interessante del libro, per noi Sardi, si trova verso la fine. Esso infatti si chiude con un approfondimento di una delle più antiche e misteriose civiltà mediterranee, quella Nuragica, con una minuziosa descrizione della sua riscoperta attività marinara, alla luce anche delle ultime scoperte archeologiche.
Ad introdurre l’autore è stato Luigi Ruda, animatore dell’Associazione “Sviluppo e Rinascita”.
La presentazione del libro è stata arricchita dalla proiezione di immagini inedite realizzate al British Museum di Londra e al Museo di Ankara, in Turchia.
Ha concluso la serata un’interessante dibattito con i presenti che hanno posto numerose domande all’autore che ha sempre risposto con un linguaggio semplice e accessibile a tutti.
Pierluigi Montalbano ha fatto della Storia una ragione di vita. È docente di preistoria e protostoria nei corsi regionali per il rilascio del patentino di guida turistica, edi storia in alcuni istituti sardi. È stato relatore in ambito storico-archeologico in numerosi convegni in Italia e all’estero ed è coordinatore di importanti rassegne espositive sul Mediterraneo Arcaico.
Collabora con una equipe internazionale su temi riguardanti la navigazione antica, i relitti sommersi del bronzo e del ferro e i commerci fra oriente e occidente mediterraneo. È specialista nell’ambito della metallurgia del rame e del bronzo, dalla produzione ai processi di lavorazione per ottenere i prodotti finiti.
Dirige il quotidiano on-line di storia e archeologia, organizza conferenze sulla storia della Sardegna e progetta laboratori didattici dedicati all’archeologia. È curatore per il 5° anno consecutivo della rassegna culturale “Viaggio nella Storia”, realizzata in collaborazione con i docenti della Università di Lettere e Filosofia di Cagliari.
È autore di oltre novanta articoli a carattere scientifico, tra i quali quattro libri:
– Le navicelle bronzee nuragiche – 2007 – Dal Neolitico alla civiltà nuragica – 2008 – Sherden, Signori del mare e del metallo – 2009 – Antichi Popoli del Mediterraneo – 2011
IL GOLFO DELL’ASINARA POTREBBE ESSERE STATO FORMATO DALL’IMPATTO DI UN METEORITE?
Da poco stiamo portando avanti studi atti a verificare la possibilità che in un lontanissimo passato il Golfo dell’Asinara sia stato oggetto di un impatto meteoritico che ne ha plasmato la sua caratteristica morfologia semicircolare.
Il fatto che non si noti un cratere completo, così come siamo abituati a vedere, in questi tipi di conformazioni geologiche, potrebbe essere dovuto al fatto che, con i milioni di anni trascorsi, il mare sia riuscito a cancellarne una parte, che già magari all’origine era più bassa, (probabilmente a causa della traiettoria inclinata con la quale il meteorite ha impattato la Terra). Sempre il mare ne ha poi livellato il fondo del cratere con la sabbia, occultando alla vista anche il punto centrale di impatto.
Queste potrebbero essere le motivazioni che oggi non ci consentono di ividuare facilmente il Golfo dell’Asinara come un Cratere Meteoritico.
Il nostro pianeta è continuamente sottoposto ad un bombardamento cosmico. In gran parte si tratta di polvere interplanetaria, ma alcuni di questi proiettili cosmici possono superare i 5 km di diametro.
Gli astronomi stimano che negli ultimi 600 milioni di anni almeno una sessantina di simili meteoriti giganti siano caduti sulla Terra. Si tratta di impatti così catastrofici che hanno senza dubbio modificato la biosfera terrestre.
In effetti la documentazione fossile di questo periodo rivela cinque grandi estinzioni di massa, alcune delle quali, dovute probabilmente anche ad impatti di grossi meteoriti molto più grandi di quello che sembra aver impattato nel nostro golfo.
Negli ultimi tempi sono stati scoperti nuovi metodi per valutare quando e dove siano avvenuti gli impatti, anche se nella maggior parte dei casi i crateri di impatto sono stati sepolti o comunque mascherati dall’erosione. Marcatori indiretti sono:
• Presenza di minuscoli cristalli di minerali frantumati o fusi nella collisione;
• Presenza di elementi e gas di indubbia origine extraterrestre;
• Presenza di quarzo alterato da shock;
• Presenza di microsferule fuse (prodotte da rapido raffreddamento di roccia fusa scagliata nell’atmosfera durante l’impatto);
• Elevate concentrazioni di depositi carboniosi (carboni e ceneri prodotti dai grandi incendi successivi all’impatto in concentrazioni migliaia di volte superiori al normale).
Noi stiamo ora cercando tutti questi indizi che potrebbero avvalorare la nostra tesi. Con questa ipotesi si potrebbe avere una spiegazione logica del perché tutte le rocce prospicienti il Golfo, ma in special modo, quelle dell’ Asinara (pare che il meteorite abbia impattato proprio inclinato verso la sua direzione) abbiano subito uno sconvolgimento tale da inclinarne, in alcune zone, anche di quasi 90° le linee di stratificazione delle rocce, che all’origine della loro formazione erano certamente orizzontali (vedi foto).
A questa sorte pare non siano stati invece assoggettati i substrati sedimentari carbonatici e/o arenacei perché forse probabilmente di origine successiva all’impatto.
Altra cosa, per noi, alquanto strana è la presenza di granito all’Asinara (monzogranito e leucogranito) che nella parte Occidentale della Sardegna rappresenta un episodio quasi unico; i particolari del processo di formazione del granito sono ancora allo studio ed in fase di dibattito fra i vari geologi, ma comunque è cosa accertata che sia una roccia ignea intrusiva che si forma dal lento raffreddamento di un magma che si è intruso a profondità comprese fra 1,5 e 50 Km, esso assieme alle rocce metamorfiche (gneiss, micascisti, filladi) costituisce la parte profonda della crosta continentale su cui si appoggiano gli strati delle rocce sedimentarie.
La domanda che ora ci poniamo è: “Qual’è la possente e terribile forza che ha fatto non solo venire in superficie il granito inclinandone paurosamente le linee stratigrafiche, ma lo ha fatto anche elevare così tanto che i Doria (o forse i Malaspina ?) in epoca medievale vi edificarono sopra un castellaccio che situato poco al di sotto Della Punta Maestra di Fornelli (265m) domina tutto il Golfo dell’Asinara?”
Lo stesso interrogativo vale anche per i micascisti, anch’esse rocce formatesi in strati profondi ed invece presenti superficialmente in tutta la zona di Stintino (tanto da essere volgarmente chiamata in zona “Pietra di Stintino”, ma anche sempre all’Asinara, dove a Punta della Scomunica raggiungono i 408 metri di altezza, con stratigrafie, anche in questo caso, fortemente inclinate.
Parrebbe infatti alquanto strano che questi sollevamenti e queste inclinazioni delle rocce siano avvenuti durante la loro migrazione, che seguendo una rotazione in senso antiorario, dalla zona fra le Alpi e la Sierra Nevada Spagnola, avvenuta a partire dal Miocene, ha portato alla formazione della Sardegna, della Corsica e della Penisola Italiana.
Tutte le conformazioni rocciose, presenti in questa zona, a cui si sta facendo riferimento hanno subito un’inclinazione che ha sempre come riferimento il centro del golfo dell’Asinara.
Emblematiche a tal riguardo potrebbero essere , ad esempio, le strane conformazioni rinvenute nel 1995, a Fiume Santo, dal Prof. Sergio Ginesu, della Facoltà di Geologia dell’Università di Sassari, durante le prospezioni del giacimento fossilifero, fortuitamente venuto alla luce, durante i lavori di costruzione della centrale elettrica dell’ENEL, dove sono stati ritrovati gli ormai famosi resti dell’ oreopitheco, risalenti a 8 milioni di anni fa.
Tali numerosissime conformazioni, sono presenti in uno strato argilloso ed il Professore le definisce “enigmatiche forme ad imbuto” non riuscendo però a darne una spiegazione logica definitiva, ipotizzando solamente che potrebbero essere dovute “Alla dissoluzione di antichi apparati radicali sostituiti dal riempimento delle sabbie” oppure “un’altra ipotesi di possibile formulazione di origine sedimentologica sulla base del risucchio che l’attività carsica del sottostante travertino produceva nei livelli superiori.
La presenza di Conformazioni Geologiche ad Imbuto nell’argilla di origine carsica favorisce quest’ultima ipotesi; permane comunque il dubbio che rappresenta uno degli enigmi ancora aperti del Giacimento Fossilifero di Fiumr Santo” (estratto da “Sulle Orme dell’Oreopitheco” – 1995).
Se invece, queste conformazioni, molto più semplicemente, fossero le tracce lasciate sulla morbida argilla, dalla ricaduta dei frammenti sollevati dall’impatto del meteorite (basterebbe solamente verificare se in fondo ai coni degli “imbuti” vi sia un qualche corpo sferoidale che li ha creati con l’impatto), esse rappresenterebbero un ulteriore indizio per avvalorare la nostra tesi. Inoltre, di conseguenza, la datazione dello strato fossilifero dove sono presenti detti “coni” porterebbe a dare un’indicazione sull’epoca nella quale sarebbe avvenuto il nefasto evento che ha portato alla creazione del golfo dell’Asinara con la sua meravigliosa e stupenda omonima Isola Parco.
Nella Provincia Dell’Aquila, nel parco del Sirente-Velino, è stato scoperto il primo cratere da impatto italiano che, nel maggio 2003, è stato definitivamente catalogato (anche se qualcuno si ostina ancora a cercare di dimostrare che il cratere sia stato scavato dai pastori per creare un abbeveratoio per le pecore): si tratta di un meteorite caduto, in termini astronomici, molto recentemente, tra il IV-V sec. d.C.
Il cratere che si è formato sui Prati del Sirente, nel comune di Secinaro, ha struttura ellittica con un’asse maggiore di metri 140, uno minore di metri 115 ed una profondità massima di 10 metri.
Come si può constatare, il cratere del Sirente è tra i più piccoli al mondo, ciò nonostante ha delle interessanti peculiarità: innanzitutto è il primo cratere da impatto scoperto in Italia; in secondo luogo esso è recentissimo (sempre in termini astronomici) rispetto a tutti gli altri, appena 1600 anni, ed è uno dei meglio conservati al mondo.
È da precisare che intorno al cratere principale sono stati rinvenuti, per un raggio di 1 Km., altre depressioni che, in alcuni casi, raggiungono un diametro di 15 meri. ed una profondità di 1-2 metri. Anche su queste formazioni è stata fatta l’analisi al carbonio 14 e la datazione risultante è in linea con quella del cratere principale. Ubicato all’interno del Parco Regionale del Sirente-Velino, noto per i suoi splendidi paesaggi, il cratere di Secinaro è oggetto di studio non solo da parte di scienziati, ma anche di storici e religiosi.
Se dovesse essere confermato l’impatto del meteorite nel Golfo dell’Asinara si tratterebbe dunque del secondo, ma non per importanza, scoperto in Italia.
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Autore Luigi Ruda